Davanti al momento dell’ ultimo addio.

Questa lettera è di Marta  che ringrazio

«Mia nonna non era una nonna qualunque. È vissuta fino a 97 anni, secondo lei 98, perché aveva un modo tutto suo di contare il tempo. Voleva arrivare al traguardo dei cento, ma non ce l’ha fatta. Aveva un carattere inimitabile, una tempra infallibile, un look irresistibile, era forte, unica, incomparabile.

Prima di lei non avevo mai visto morire nessuno se non nei film.

Carmelina, nonna Carmen, morì proprio davanti ai miei occhi e a quelli delle persone da lei più amate in assoluto, colpita da un ictus che le ha causato la morte cerebrale dell’emisfero destro e conseguentemente, piano piano, la paralisi di tutto il corpo.

Durante quella lunghissima ultima settimana della sua vita ci siamo sempre stati, attorno a quel letto triste, ma al contempo allegro, perché teneva a galla il suo corpo, seppure ormai pieno di rughe, vecchio e consumato, coperto qua e là da enormi lividi bluastri, racchiuso tra quelle mura gialle dell’ospedale che odoravano di limbo. Quel corpo così smunto, apparentemente fermo, al suo interno teneva nascosta, ancora salva e intatta, la sua anima da guerriera invincibile. Ne sono sicura. Hai lottato fino alla fine, nonna, e io sono stata fiera di tenerti la mano fino al punto culminante di tutta la tua vita. Non ti avrei mai e poi mai lasciata sola in un momento del genere. E finché sarò in vita, tu non sarai mai morta, perché ti custodirò dentro di me, tra le viscere del mio cuore, il quale pulserà anche per te, così come i miei polmoni che, sicuramente più puliti dei tuoi, lavoreranno anche per te.

Avrei voluto dirti questo mentre eri prigioniera del tuo stesso corpo e stavi preparandoti a lasciarci. Ma tutte le mie forze e il mio coraggio erano indirizzate sulla tua mano. Quella mano, la destra, è stato l’unico arto del tuo corpo che in questa settimana di coma riuscivi a muovere, chissà se consapevolmente o meno. Io ti sentivo, nonna. E tu sentivi me.

Ne sono sicura. E anche se così non fosse, continuerò a credere così. Tra il tuo palmo destro e le mie mani scorreva tutta l’energia della vita che tu mi hai trasmesso nel tempo, scorrevano i ricordi, i rimpianti, le scuse, i perdoni, gli abbracci, i baci, gli affetti, le parole dette e non dette, temute o solamente pensate, i discorsi, le gioie, i rimproveri, i lamenti. Scorreva la tua voce, forte, urlante, pimpante, divertente. Non la scorderò mai. Te lo prometto.

Spero di averti trasmesso, stringendo forte la tua mano, tutto l’amore che provo per te, lo sai, il nostro legame è infinito.

Per fortuna abbiamo le mani, la parte del nostro corpo che più di ogni altra ci fa toccare il mondo.

Toccarci è stata la cosa più bella che ho fatto con te, ma non sarà mai l’ultima. La tua Marta».