Storia ed arte dal 1850 al 1880

Situazione storica dalla metà dell’Ottocento al 1880 circa

 

Nel 1848-9, in seguito a carestie e difficoltà economiche, la borghesia europea, unendosi al popolo affamato, aveva sostenuto numerosi moti rivoluzionari che miravano all’ottenimento di una costituzione nei singoli stati. La Santa Alleanza era intervenuta con forza e aveva soffocato le rivolte e vinto anche dove i rivoluzionari erano riusciti ad andare al potere. Due erano stati però gli effetti importanti delle

rivolte:

1)     La seconda Repubblica in Francia e la sua successiva trasformazione in Secondo Impero con a capo Napoleone III

2)     La Costituzione in Piemonte

 

Borghesia al potere e Positivismo (1850 -1880)

E’ l’inizio della rivincita economica e politica della borghesia sulla nobiltà dopo il Congresso di Vienna e la Restaurazione, soprattutto per l’alta borghesia (industriali e finanzieri) l’ascesa è ormai inarrestabile. Quindi mentre nella prima metà del secolo, la borghesia aspirava alla propria libertà, negli anni 1850-1880, a causa di un progresso tecnico e scientifico mai esperimentato in tali dimensioni nella storia dell’uomo, essa raggiunge un benessere economico notevolissimo, che le consente di allearsi con la classe al potere. Questo porta ad una trasformazione della cultura del Romanticismo.

Infatti, il Romanticismo era espressione di una situazione di insoddisfazione della borghesia, per il mancato raggiungimento dei suoi scopi patriottici ed umanitari, ma quando soprattutto l’alta borghesia (industriali e finanzieri) raggiungerà o aumenterà il potere economico e politico in quasi tutta Europa, alleandosi anche con i sovrani e la nobiltà (e schiacciando anch’essa i diritti dei contadini e, in seguito, degli altri popoli), il movimento culturale della borghesia, non è più di insoddisfazione, ma è un movimento di fiducia nel potere della scienza che attraverso la tecnologia ha contribuito al suo arricchimento e alla sua vittoria.

 

Questo movimento culturale è il Positivismo, che si diffonde durante la seconda rivoluzione industriale. Esso esprime un sentimento di generale ottimismo

sul futuro dell’umanità, poiché la scienza aveva ottenuto notevoli progressi generalizzati in tutti i campi (medicina, comunicazioni, chimica, biologia, ecc.).

Alla base del Positivismo vi era la convinzione che la sola conoscenza valida fosse quella scientifica, ottenuta e costruita su dati reali e concretamente sperimentabili. L’iniziatore di questa corrente fu il francese Auguste Comte (1798- 1857) che con i suoi studi sulla società creò i presupposti della moderna sociologia, ma il suo interprete più tipico fu  l’inglese Charles Darwin (1809- 1892).

A lui si deve l’elaborazione della teoria sull’evoluzione, espressa nell’opera “L’origine della specie”, una teoria che avrebbe avuto forti ripercussioni in campo filosofico, sociale, politico e perfino religioso.  Sulla base di osservazioni compiute durante lunghi viaggi in varie parti del mondo, egli giunse ad affermare che le specie animali subiscono una continua serie di trasformazioni per adattarsi meglio all’ambiente che le circonda. Chi meglio si adegua ha, infatti, più probabilità di sopravvivere alla selezione naturale, che invece elimina i soggetti più deboli.

L’uomo costituirebbe l’ultimo anello, il punto di arrivo di questa complessa evoluzione. Si tratta di una teoria fortemente innovativa, aperta a interpretazioni anche opposte. Ci fu, infatti, chi la lesse come una sorta di esaltazione del continuo progredire dell’uomo, e chi se ne servì per esaltare la legge del più forte nelle relazioni tra persone e, a livello più ampio, tra Stati.

 

Invenzioni di questo periodo, che portano alla seconda rivoluzione industriale: l’energia elettrica (nel 1860 Pacinotti inventò la dinamo)

il telegrafo elettrico, il telefono, il fonografo, l’energia del vapore applicata alle navi,

la produzione su larga scala dell’acciaio con metodi nuovi, la dinamite.

 

Problemi sociali

Nonostante le nuove invenzioni e la fiducia nel progresso, la condizione sociale dei contadini e degli operai rimaneva sempre ai limiti della sopravvivenza e appariva sempre più evidente l’ingiustizia di tale condizione.

Nel 1848 Carlo Marx pubblicò il Manifesto del partito comunista.

La libera iniziativa economica dei capitalisti, dice Marx, è causa delle crisi economiche che, sempre più frequenti e disastrose, colpiscono l’Europa. Durante una di queste crisi il peggioramento delle condizioni economiche del popolo renderà più radicale la lotta di classe fra borghesia e proletariato e farà scoppiare una rivoluzione.

Scopo della rivoluzione proletaria non sarà solo quello di acquisire il controllo dello stato, ma anche i mezzi di produzione, cioè le fabbriche. Si instaurerà così la dittatura del proletariato. Ma la lotta armata non è, secondo Marx, l’unica via per costruire una società più giusta: “Non sosteniamo che le vie per giungere alla meta sia dappertutto le stesse. Crediamo che si debbano prendere in considerazione le istituzioni, i costumi e le tradizioni dei diversi Paesi, e non neghiamo che vi sono Paesi, come l’America o l’Inghilterra, […..] dove i lavoratori possono giungere per via pacifica alla loro meta.” (sul giornale Liberté 1872)

Nascevano così l’ideologia comunista e l’ideologia socialista.

 

La denuncia sociale nell’arte dell’Ottocento

Nell’arte letteraria e figurativa il positivismo trova la sua espressione nel Realismo, che osserva la realtà così come è, anche nei suoi aspetti più spiacevoli, senza idealizzazioni o abbellimenti decorativi. Osservando con occhio scientifico la società circostante ne risulta un quadro veritiero in cui è evidenziata sia la misera condizione dei contadini e del proletariato, sia la agiata vita borghese. Spesso questa di arte, sia letteraria che figurativa, si trasforma in una vera e propria denuncia sociale. Nella letteratura la tragica situazione sociale dei contadini e dei proletari è evidenziata dal Realismo francese e dal Verismo italiano, il cui massimo esponente è Giovanni Verga. I soggetti sono tratti dalla vita quotidiana delle classi più diseredate. Il linguaggio è scarno, essenziale, tratto spesso dal gergo popolare. Le descrizioni sono oggettive: l’autore evita commenti e considerazioni, perché esse devono scaturire dai fatti e non dalle parole, e devono essere i lettori stessi in grado di giudicare dai fatti.

 

 IL REALISMO NELLA PITTURA

 

Caratteristiche generali

L’obiettivo degli artisti che operano in questa corrente artistica è quello di rappresentare la realtà quotidiana, indagandola nella sua normalità fino agli aspetti più drammatici. Francoise Millet è uno dei rappresentanti di questa corrente. Egli dipinge  scene di vita contadina così come sono in realtà, cioè uomini e donne  al lavoro nei campi, dando a questi personaggi una grande dignità.

Rappresentazione  naturalistica dello spazio  con colori saldi  e  densi, con contrasti di luce precisi.

 

LE  SPIGOLATRICI  di Jean-Francois Millet 1857

 

 

 

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